domenica 30 gennaio 2011

Membrana

La membrana è la struttura che avvolge gli organi del corpo, è l'involucro della cellula, è qualcosa che "contiene". Anche l'architettura potrebbe essere superficialmente definita un involucro che contiene uno spazio al suo interno. Dico superficialmente per due motivi: il primo è che definire l'architettura è cosa complicatissima e credo nemmeno il più grande architetto saprebbe come definirla al meglio; e secondo perché definire l'architettura solamente spazio interno sarebbe sminuente; significherebbe non considerare architettura le piazze, l'urbanistica o il paesaggio. Ma non è di questo che volevo parlare in questo post.

La membrana è uno strato molto sottile, una separazione quasi inconsistente che in alcuni casi lascia filtrare anche alcune componenti utili all'interno o permette di espellere componenti inutili verso l'esterno. Esattamente come le cellule del nostro corpo.
Solitamente siamo abituati (io per primo) a concepire gli spazi in cui viviamo come involucri massicci, solidi, involucri che danno la sensazione di sicurezza e che tutelano la nostra vita dalla natura, con quella concezione ancestrale della grotta che ci difende dal tempo atmosferico e dagli animali feroci.
E la tenda degli Indiani? Legata ad un concetto di abitare temporaneo, di facilità di spostamenti, di velocità di "costruzione" e di smontaggio, la tenda rappresenta al meglio il concetto di membrana. Fatta per lo più da pelli di animali, la tenda tepee ad esempio, conteneva l'uomo e la sua vita sociale, tratteneva il calore e al suo interno ci si poteva accendere il fuoco e la sua forma conica creava la depressione necessaria ad espellere il fumo dal foro presente nella parte sommitale. Anche la tenda quindi rientra prepotentemente nella definizione di architettura.
Questa esperienza costruttiva dell'uomo non si è assolutamente "estinta" nonostante la società e il progresso abbiano imposto/consentito la sedentarietà in case in muratura. E non stiamo parlando della tenda da campeggio che si monta lanciandola e si smonta ripiegandola su se stessa.
Gli Archigram con Michael Webb, probabilmente sull'onda dell'ansia spaziale degli anni 60-70, teorizzarono il mitico Cushicle (1966), uno spazio gonfiabile con una armatura che ne costituiva il telaio e la possibilità di aggiungere membrane supplementari per creare altri spazi.
 
Al suo interno era prevista una mini televisione, una radio e un mini impianto di riscaldamento. L'intenzione di Webb era quella di creare un sistema urbano esteso di involucri personalizzati. Un concetto modulare di membrana quindi.
Strutture più grandi composte da membrane erano solamente i grandi tendoni dei circhi o delle fiere. Non mi sento di includere tra le architetture costituite da membrane il Crystal Palace perché il vetro non è una membrana nonostante la sua trasparenza.
Ma la tendenza è quella al ritorno all'uso delle membrane. La tecnologia e l'industria chimica ci stanno mettendo a disposizione materiali con caratteristiche tecniche sorprendenti che permettono sperimentazioni e realizzazioni di architetture con membrane. La più recente è opera dello studio di Norman Foster che ha realizzato il centro commerciale Khan Shatyr in Kazakhistan.

La copertura è in cuscini di ETFE (etilenetetrafluoroetilene) con una struttura in acciaio che la fa assomigliare proprio ad una tenda tepee.
 La caratteristica dell'ETFE utilizzato come cuscino sono molteplici: isolamento termico elevato, penetrazione della luce, leggerezza, trasparenza al suono e quindi nessun effetto eco, possibilità di schermatura solare con sistemi integrati nella tecnologia del gonfiaggio dei cuscini. Da non trascurare inoltre che l'ETFE è riciclabile e quindi sostenibile.
A Milano è stata appena inaugurata la sede della nuova Regione Lombardia (Pei Cobb Freed partner) la cui piazza interna è stata coperta con un sistema identico.
Questo fenomeno viene anche definito "architettura tessile" anche se personalmente il termine tessile mi ricorda delle cose leggermente diverse. (Il tema del tessile sarà uno dei miei prossimi post). La cosa che mi interessa sottolineare è che questo sistema a membrane apre nuove interessanti strade di sperimentazioni in architettura.
Quell'architettura che ancora una volta si contamina di tecnologia, produzione industriale, necessità sociali e visioni del futuro che cerco a mio modo di cogliere.

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