Oscar Niemeyer - 1907-2012
venerdì 7 dicembre 2012
Oscar Niemeyer - 1907-2012
Etichette:
Oscar Niemeyer
martedì 20 novembre 2012
Pavillion Humanidade2012
“Una struttura
reticolare, traslucida, esposta a tutte le condizioni atmosferiche: luce,
caldo, pioggia, suoni di onde e vento, per ricordare all’ uomo la sua fragilità
al cospetto della natura”.
Con queste parole le progettiste Carla Juaçaba e Bia Lessa descrivono il loro PavillionHumanidade2012: 5 pareti strutturali, realizzate con ponteggi tubo-giunto, che danno forma ad una “passerella sospesa nel paesaggio di Rio”, interrotta
da spazi di pausa e riflessione una promenade architecturale tra natura e spazi ad orologeria.
Il materiale ed i ponteggi utilizzati per
realizzare la struttura sarà successivamente smontato e riutilizzato: l’ architettura
effimera si trasforma e diventa reale alternativa di riciclo e sostenibilità.
Il progetto di Juaçaba e Lessa affronta un tema che ha avuto nel decennio
1960-1970 i suoi sviluppi più radicali e creativi: la struttura come elemento
generatore e riassuntivo del progetto stesso.
Le esperienze utopiche di quegli anni, complice la diffusa fiducia nel progresso e nella tecnologia del periodo post-bellico, affrontarono diffusamente il tema attraverso sperimentazioni ardite ed utopie tecnologiche; tra i tanti,i progetti per la Ville Spatiale di Yona Friedman ed il Fun Palace di Cedric Price, il Monumento Continuo del Superstudio, il Padiglione Big Roof per L’Expo di Osaka 1970 progettato da Kenzo Tange e dai suoi allievi Metabolisti.
Le esperienze utopiche di quegli anni, complice la diffusa fiducia nel progresso e nella tecnologia del periodo post-bellico, affrontarono diffusamente il tema attraverso sperimentazioni ardite ed utopie tecnologiche; tra i tanti,
Yona Friedman, La Ville Spatiale 1962
Cedric Price, Fun Palace 1961
Superstudio, Monumento Continuo 1971
Questa rielaborazione delle due progettiste si sviluppa a partire dall'elemento cardine di tutte queste differenti esperienze utopiche: la scala del progetto, grazie alla quale semplici strutture reticolari divengono vere e proprie megastrutture
Il Pavillion Humanidade2012 è un palinsesto flessibile ed aperto alle differenti configurazioni d’uso, sintesi tra utopia tecnologica e necessità espositiva che trova forse nel Padiglione per l'Expo di Osaka '70 il suo riferimento più diretto.
Il Pavillion Humanidade2012 è un palinsesto flessibile ed aperto alle differenti configurazioni d’uso, sintesi tra utopia tecnologica e necessità espositiva che trova forse nel Padiglione per l'Expo di Osaka '70 il suo riferimento più diretto.
Tange Lab + Taro Okamoto, Big Roof ,Expo Osaka 1970
Tange Lab + Taro Okamoto, Big Roof ,Expo Osaka 1970
Carla Juacaba e Bia Lessa, Pavillon Humanidade 2012
Carla Juacaba e Bia Lessa, Pavillon Humanidade 2012
sabato 3 novembre 2012
RPBW Trento: short preview
Piccola anteprima del rapido sopralluogo che Archimpura ha avuto la possiblità di effettuare al cantiere di Renzo Piano a Trento.
Anteprima, perchè sull'argomento non ci fermeremo qui ...... ma facciamo un passo alla volta: ora accontentatevi di qualche fotografia così per introdurre l'argomento.
to be continued ...
Etichette:
Ex Michelin,
LeAlbere,
MUSE,
RENZO PIANO,
RPBW,
Trentino,
Trento
giovedì 1 novembre 2012
Gae Aulenti - 1927-2012
Etichette:
Gae Aulenti,
Musée d'Orsay
martedì 9 ottobre 2012
PIER LUIGI NERVI. Architettura come sfida.
Proseguono le incursioni del team di Archimpura ai vari eventi che si susseguono in questo periodo. Questa volta ci troviamo a Mantova, tappa dell'esposizione itinerante sull'ingegnere Pier Luigi Nervi (1891-1979).
Non serve dilungarsi sulle numerose opere che l'ingegnere valtellinese ha lasciato in Italia e nel mondo a testimonianza delle sue doti di calcolatore e architetto. Più interessante è invece fare un accenno alla forte connessione che c'è tra Nervi e Mantova.
Sì, perché passeggiando sul lungo lago di Mantova è impossibile non incrociare lo sguardo con il profilo della Cartiera Burgo, progettata e costruita tra il 1961 e il 1964 dal Nervi, a cui la mostra dedica una speciale sezione.
L'edificio progettato a Mantova per il produttore piemontese di carta Burgo è un'architettura in grado di risolvere pienamente le esigenze di funzionalità della committenza con un esito di grande forza che si staglia nettamente nel panorama padano circostante, in una sorta di contraltare al classico e famoso skyline della città dei Gonzaga.
L'edificio si presenta con due monumentali telai alti 50 metri in cemento armato che sorreggono il "ponte" sospeso a copertura di un unico ambiente lungo 250m. Ogni telaio è caratterizzato da un elemento trasversale superiore della lunghezza di 35,6 metri che contiene gli ancoraggi delle catene di sospensione della copertura, realizzate tramite ferri piatti assemblati e snodati, e che riporta le azioni sui cavalletti perimetrali dalla caratteristica forma "a Y".
La megastruttura della Burgo resterà un unicum nei progetti di Nervi. Se l'immagine finale è il frutto di una sperimentazione formale rimasta un caso isolato nella produzione architettonica dell'ingegnere, il procedimento per la sua realizzazione invece ne riassume il suo percorso di costruttore: le forme a terra degli elementi prefabbricati, i casseri a perdere e i solai a nervature sono la sintesi di un pensiero costruttivo caratterizzato da razionalità, praticità e intelligenza organizzativa.
Etichette:
Cartira Burgo,
Mantova,
Nervi
lunedì 10 settembre 2012
Carne al fuoco e architetti alla brace
Rieccoci on line, dopo un letargo dovuto agli impegni lavorativi dei nostri tre architetti impuri che, a quanto pare alla faccia della crisi drammatica che sta ancora mordendo Italia ed Europa (soprattutto nel nostro settore, ndr), hanno stretto i denti e con enormi sacrifici non hanno mai smesso di praticare la professione.
Si perché diciamo pure, praticare la professione al giorno d'oggi è sempre più una lotta; contro il tempo inesistente, contro parcelle non pagate, contro committenti che non riconoscono cosa sia l'impegno del professionista o contro collaborazioni con studi che impongono condizioni lavorative o di pagamento al limite del legale. Piccolo sfogo che mi concedo anche a nome degli altri due amici impuri che credo si associno.
Nonostante questo quindi l'architettura procede.
Nei prossimi mesi ci sarà un bel po' di carne al fuoco per tutti a quanto pare: ma andiamo con ordine.
Come prima cosa la biennale di Venezia, con il buon Chipperfield che è stato stracriticato sul LA Times, da Wolf Prix dei Coop Himmelb(l)au che ha commentato "cannot get any worse" (qui l'articolo) e da Luigi Prestinenza Puglisi sul suo sito e sulla celebre PresS/Tletter. (Chipperfield voto 3. Non male)
Nell'attesa di avere il piacere di andare a visitarla con la solita allegra combricola dell'aperitivo al chiosco di Santa Maria Formosa.. e di potervela raccontare su twitter e su instagram, le voci che ci giungono, parlano molto bene dell'installazione dei vincitori Urban Think Tank e la loro installazione "Torre David / Gran Orizonte".
Poi si dovrà parlare dell'annuncio sempre durante la biennale del docu-film di Wim Wenders in 3D su Peter Zhumthor. Il celebre regista non ha portato però il tanto atteso trailer ma solamente una video intervista all'architetto svizzero.
Dopo la biennale vi segnaliamo due interessanti articoli come spunto di riflessione per tutti e anche per futuri post.
Il primo dei due articoli è apparso qualche giorno fa sulle pagine del Corriere della Sera a firma dell'esimio prof. Arch. Gregotti che ha accusato di "Colonialismo architettonico" lo studio degli svizzeri Herzog & De Meuron per il loro progetto della nuova fondazione Feltrinelli a Milano (qui l'articolo).
Il secondo articolo è apparso sul quotidiano on line il Post a firma dell'altrettanto esimio Prof. Luca Molinari che ha risposto in maniera molto pacata al Gregotti con il titolo "Una occasione da non perdere: la nuova sede della fondazione Feltrinelli a Milano".
E poi quest'anno avremo un inviato speciale al Cersaie di Bologna che ci documenterà uno dei tantissimi incontri programmati. Per ora non vi diremo quale. Ma vi segnaliamo che ci sarà una lectio magistralis di Souto de Moura, una conferenza con Shigeru Ban, un incontro con Cini Boeri e Stefano Mirti. Indiscrezioni ci danno anche la presenza di Kengo Kuma...
Insomma archimpura si risveglia alla grande dal sonno dei mesi passati.
Preparatevi, sarà un autunno caldo e archimpuro.
D.
Si perché diciamo pure, praticare la professione al giorno d'oggi è sempre più una lotta; contro il tempo inesistente, contro parcelle non pagate, contro committenti che non riconoscono cosa sia l'impegno del professionista o contro collaborazioni con studi che impongono condizioni lavorative o di pagamento al limite del legale. Piccolo sfogo che mi concedo anche a nome degli altri due amici impuri che credo si associno.
Nonostante questo quindi l'architettura procede.
Nei prossimi mesi ci sarà un bel po' di carne al fuoco per tutti a quanto pare: ma andiamo con ordine.
Come prima cosa la biennale di Venezia, con il buon Chipperfield che è stato stracriticato sul LA Times, da Wolf Prix dei Coop Himmelb(l)au che ha commentato "cannot get any worse" (qui l'articolo) e da Luigi Prestinenza Puglisi sul suo sito e sulla celebre PresS/Tletter. (Chipperfield voto 3. Non male)
Nell'attesa di avere il piacere di andare a visitarla con la solita allegra combricola dell'aperitivo al chiosco di Santa Maria Formosa.. e di potervela raccontare su twitter e su instagram, le voci che ci giungono, parlano molto bene dell'installazione dei vincitori Urban Think Tank e la loro installazione "Torre David / Gran Orizonte".
Poi si dovrà parlare dell'annuncio sempre durante la biennale del docu-film di Wim Wenders in 3D su Peter Zhumthor. Il celebre regista non ha portato però il tanto atteso trailer ma solamente una video intervista all'architetto svizzero.
Dopo la biennale vi segnaliamo due interessanti articoli come spunto di riflessione per tutti e anche per futuri post.
Il primo dei due articoli è apparso qualche giorno fa sulle pagine del Corriere della Sera a firma dell'esimio prof. Arch. Gregotti che ha accusato di "Colonialismo architettonico" lo studio degli svizzeri Herzog & De Meuron per il loro progetto della nuova fondazione Feltrinelli a Milano (qui l'articolo).
Il secondo articolo è apparso sul quotidiano on line il Post a firma dell'altrettanto esimio Prof. Luca Molinari che ha risposto in maniera molto pacata al Gregotti con il titolo "Una occasione da non perdere: la nuova sede della fondazione Feltrinelli a Milano".
E poi quest'anno avremo un inviato speciale al Cersaie di Bologna che ci documenterà uno dei tantissimi incontri programmati. Per ora non vi diremo quale. Ma vi segnaliamo che ci sarà una lectio magistralis di Souto de Moura, una conferenza con Shigeru Ban, un incontro con Cini Boeri e Stefano Mirti. Indiscrezioni ci danno anche la presenza di Kengo Kuma...
Insomma archimpura si risveglia alla grande dal sonno dei mesi passati.
Preparatevi, sarà un autunno caldo e archimpuro.
D.
Etichette:
Biennale,
Cersaie,
Chipperfield,
Feltrinelli,
Gran Orizonte,
Gregotti,
Herzog De Meuron,
Molinari,
Urban Think Tank,
Wim Wenders,
Wolf Prix,
Zumthor
venerdì 30 marzo 2012
L’essenziale è invisibile agli occhi; l’architettura è invisibile agli occhi
Esiste
un’architettura silenziosa ed indifferente di cui raramente si parla, perché
raramente vediamo; esiste un’architettura fatta di cul de sac, parcheggi, cancelli, staccionate e muretti.
Esiste
un’architettura invisibile agli occhi ma essenziale nel definire lo spazio
urbano che abitiamo.
Eppure, la maggior
parte della realtà urbana che ci circonda è il prodotto di questi spazi
invisibili che si ri-generano con ritmo
sincopato. Strato su strato si sovrappongono superfici, oggetti, colori,
materiali, segni e scritture; lo spazio viene diviso, sezionato, imbrigliato.
Non c’è ordine
compositivo predefinito; gli unici impulsi ai quali questi spazi rispondono son
quelli di tipo economico, culturale e politico che dettano il ritmo e le
modalità del cambiamento, spesso silenzioso ed epidermico.
Lo Storefront for Art and Architecture di
New York dedica in questi giorni una esposizione personale a Lan Tuazon. Artista filippina (ma newyorkese
d’adozione), la Tuazon ha rivolto una buona parte della propria produzione
artistica alla riflessione sul significato e sulla formazione di questi spazi
urbani ordinari, immaginandone nuove prospettive e trasformazioni.
Secondo Tuazon, la
genesi e l’evoluzione dei luoghi , così come la tassonomia che li ordina e
cataloga, sono strettamente legati a quegli impulsi economici, culturali e
sociali che intervengono in tutti i processi di trasformazione urbana; Gli
elementi per mezzo dei quali tali processi si realizzano acquistano
conseguentemente dei connotati simbolici oltre che strumentali.
L’opera “Architectures of
Defense” (2010), per esempio, è una riflessione sul
ruolo dei cancelli e dei recinti nello spazio urbano: layer sovrapposti di
griglie metalliche ci ricordano che il loro ruolo è essenzialmente quello di separare
e demarcare gli ambiti pubblico e privato, l’ “Io” dal “Noi”.
“New York City
Bar Graph” ( 2009) è una rassegna di 120 modelli di famosi grattacieli
indicizzati per funzioni (hotel, uffici,
residenze, edifici civici, ecc.), disposti in grafici /scaffali che mostrano lo
stretto rapporto tra la scala, la forma e la struttura dell’edificio con il
ruolo economico – rappresentativo
giocato all’interno del tessuto urbano. “Parking Lot Islands” (2010) e “Parking
Lot Landscapes” (2010) si interrogano invece sulla qualità e sulla reale
accessibilità degli spazi destinati a parcheggio, immaginando una nuova
topografia a partire dalla ri-composizione di questi.
Le opere della Tuazon mettono in discussione la
scrittura dello spazio esercitata nel tempo da storie, leggi ed evoluzioni
economiche che sono, inevitabilmente, espressione di una classe dominante. Ripensare
questi spazi indifferenti attraverso gli stessi elementi espressivi, significa riverderne le gerarchie e ripensare
i rapporti tra i concetti di “privato” e
“collettivo”
“My work is about the urban landscape and how political history is
written (or erased) in urban planning. According to the historian Eric Hobsbawm
urban planning determine the feasibility of protest and civic unrest to develop
into political revolutions. American cities are considered defensible cities,
cities designed to suppress and prevent even the beginnings of demonstrations,
riots and insurrections. Collectively and as individuals, we have lost the
public grounds of mobilization. City streets are made narrow to limit traffic
and minimize the potential impact of protests while public spaces are designed
as visible areas for surveillance. In the last year I have been studying
features of old European cities that have the spatial conditions necessary for
the mobilization of the masses: large boulevards, open plazas, cluster streets
and finally, identifiable locations of power. In recent projects I have taken
these features to create alternative possibilities of existing defensible
cities.”
Lan Tuazon, Production of Space, 2010
S.D.
S.D.
Etichette:
Anticittà,
Art,
Lan Tuazon,
Storefront for Art and Architecture
venerdì 13 gennaio 2012
Specie di Spazi
“Lo spazio è un dubbio”
G. Perec, Specie di spazi
Una casa , così come siamo abituati a pensarla,
è composta da muri, solai, scale e da un tetto.
Una casa ( la sua idea e la sua forma fisica) è anche una matrioska: un oggetto che a sua
volta contiene altri oggetti che contengono altri oggetti che contengono altri
oggetti; l’insieme stanze è sottoinsieme
dell’insieme casa, l’insieme zona giorno è sottoinsieme dell’
insieme stanze, l’insieme salotto è sottoinsieme dell’ insieme zona giorno e potremmo continuare
ancora questa suddivisione sommaria
L’uso delle categorie offre vantaggi innegabili
nella vita quotidiana,; dal
supermercato ad ITunes, tutto è
indicizzato e catalogato, anche se i dischi dei Radiohead
che vengono catalogati come Rock, Pop, Alternative, Indie a seconda di come un
critico di Pitchfork o Rolling Stone si sveglia alla
mattina sono la dimostrazione che i parametri di suddivisione in categorie generali non sempre sono condivisa ugualmente da tutti gli utenti.
Ci sono però oggetti che attraversano le
categorie; scavalcandole, inglobandole e rielaborandole in qualcosa di completamente
nuovo. Super–oggetti che occupano una zona grigia ed indefinita.
“White Elephant”, opera di Jimenez Lai, è un super-oggetto che ci costringe quantomeno a riflettere sulla sua presenza: troppo piccolo per
essere una stanza (una stanza dentro la stanza), troppo grande per essere un
arredo del salotto così come lo immaginiamo.
Pensato – credo - per un movimento continuo, fisico e mentale, White Elephant non da punti di riferimento: è allo steso tempo contenuto e contenitore, mobile e ribaltabile, concavo e convesso, amorfo ma seducente.
Potremmo ipotizzare che a super-oggetti corrispondano super-spazi; ambienti familiari ma distinta da un elemento destabilizzante. Immaginiamo di vedere la Gioconda con i Baffi o Lenny Kravitz piastrato: li riconosciamo pur percependo che c'è qualcosa di "sbagliato".
Half Real, allestimento realizzato dai greci Point Supreme Architects, investiga lo stravolgimento percettivo provocato dalla riproduzione di una galleria espositiva, in scala 1:2, all'interno dell'originale. Come sopra, un oggetto che a sua volta contiene altri oggetti che contengono altri oggetti che contengono altri oggetti; una matrioska che confonde la percezione dimensionale di spazi che diamo per scontati.
Se i super-oggetti possono trovarsi all'interno di super-spazi, allo stesso modo questi ultimi possono sorgere in super-terreni. L'olandese TenCate produce GeoDetect® ,un sistema geotessile in grado di "rinforzare il terreno, monitorare le condizioni strutturali e fungere da sistema di allarme".
In poche parole l'applicazione di questo prodotto - o prodotti simili - trasforma il terreno in elemento intelligente e tecnologico, un sistema interrato di monitoraggio ambientale.
Quello che apparentemente si presenta come un bosco potrebbe in realtà essere un sofisticato sistema di lettura e codifica del paesaggio e delle sue mutazioni: il tutto leggibile tramite l'app adatta.
S.D.
Etichette:
GeoDetect,
George Perec,
Point Supreme Architects,
TenCate,
White Elephant
Iscriviti a:
Post (Atom)